LE FOBIE

Possiamo definire fobia la paura marcata e persistente verso un oggetto o  una situazione particolare, paura di grandezza sproporzionata rispetto al pericolo che tale situazione o oggetto può comportare. Sebbene il soggetto riconosca che la sua paura sia eccessiva, è comunque propenso a fare notevoli sforzi pur di evitare ciò che la provoca. I sintomi sono talmente intensi da causare disagio o da interferire con le normali attività sociali o lavorative della persona. Esistono due principali tipi di fobia: le fobie specifiche e la fobia sociale.

LE FOBIE SPECIFICHE

Una fobia specifica consiste in una paura molto forte e immotivata, causata dalla presenza di un particolare oggetto (o situazione). Alcuni esempi di fobie specifiche sono: la paura dei luoghi affollati, la paura degli aghi o la paura dell’altezza. Esistono dei termini specialistici per indicare le fobie. Di seguito ne riporto alcuni con le loro definizioni:A

Acrofobia: paura dei luoghi elevati, dell’altezza
Agorafobia: aperti, dei luoghi affollati o di trovarsi lontano da luoghi sicuri Aicmofobia: paura di aghi, spilli e oggetti appuntiti
Alliumfobia: paura dell’aglio
Aracnofobìa: paura dei ragni
Asimmetrifobia: paura delle cose asimmetriche
Automatonofobia: paura dei ventriloqui, delle marionette, delle bambole, o delle statue di cera
Barofobia: paura della gravità
Blennofobia: paura del viscido
Bibliofobia: paura dei libri
Claustrofobia: paura di trovarsi in luoghi stretti o chiusi
Emetofobia: paura di vomitare
Emofobia: paura del sangue e delle ferite
Lissofobia: paura di diventare pazzi
Lockiofobia: paura del parto
Musofobia: paura dei topi
Necrofobia: paura della morte o delle cose morte
Neofobia: paura di tutto ciò che è nuovo
Nictofobia: paura della notte e del buio
Pedofobia: paura dei Bambini
Tecnofobia: paura della Tecnologia
Tripanofobia: paura delle iniezioni

Quando la paura è talmente intensa da incidere negativamente sulla vita quotidiana è opportuno chiedere aiuto ad uno specialista. A volte le persone provano imbarazzo per le loro fobie perché pensano che gli altri potrebbero trovarle sciocche o superficiali poiché a volte l’oggetto che causa la paura è qualcosa che per tutti gli altri ha una valenza assolutamente neutra (ad esempio un colore, una bambola, un animale, ecc.); le paure estreme non sono mai sciocche e possono essere molto invalidanti.

LA FOBIA SOCIALE

E’ la paura intensa e persistente di situazioni che possono implicare l’essere sottoposti al giudizio di altre persone sconosciute. L’ansia sociale può portare ad evitare la maggior parte delle situazioni in cui il soggetto pensa di poter essere oggetto della valutazione da parte di altri. Sebbene questi sintomi assomiglino alla timidezza, le persone che soffrono di ansia sociale hanno una tendenza più pervasiva ad evitare le situazioni sociali e provano un disagio maggiore rispetto alle persone timide. Spesso le persone con ansia sociale provano imbarazzo, temono di arrossire o di sudare troppo vistosamente. Spesso a causa della forte ansia che provano evitano alcune situazioni come parlare o mangiare in pubblico, o qualunque attività che debba essere svolta in presenza di altre persone. Proprio a causa del bisogno che sentono di evitare di situazioni che generano ansia le persone che soffrono di fobia sociale hanno occupazioni lavorative molto al di sotto delle loro capacità poichè, è più gestibile per loro rassegnarsi a un lavoro meno gratificante (ma che richiede una minore esposizione ai rapporti sociali), piuttosto che affrontare ogni giorno situazioni altamente ansiogene.

Il trattamento consiste in una combinazione di strategie comportamentali e cognitive. Il metodo cognitivo aiuta il soggetto a mettere in discussione certe convinzioni disfunzionali che lo portano a formarsi immagini molto negative che lo fanno star male e che richiedono di essere ristrutturate.

IL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS (PTSD)

Il Disturbo Post Traumatico da Stress può insorgere in conseguenza di un episodio (o più episodi) in cui la persona ha assistito o è stata coinvolta in eventi estremamente minacciosi o stressanti che hanno implicato per lei o per altre persone morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, minacciando l’integrità fisica sua o di altri. Degli eventi possono essere: aggressioni, disastri, guerre e combattimenti, incidenti, torture, malattie gravi.

Il disturbo può insorgere immediatamente dopo l’evento traumatico o anche a distanza di mesi e la sua durata, se non viene trattato, può essere lunga e portare alla cronicità del disturbo.

Diversi segnali/sintomi possono indicarne la presenza:

  • Presenza ricorrente di pensieri e/o immagini che riguardano l’evento
  • Incubi o sogni spiacevoli
  • Sensazione che l’evento traumatico si stia ripresentando
  • Sofferenza psicologica intensa di fronte ad elementi interni o esterni che richiamano in memoria l’evento
  • Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento
  • Irritabilità e scoppi di collera
  • Eccessivo stato di allerta continuo, ipervigilanza
  • Difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno
  • Difficoltà di concentrazione

Il disturbo post traumatico da stress rientra nella categoria generale dei disturbi d’ansia. Il metodo cognitivo comportamentale utilizza diverse tecniche per aiutare il paziente ad assimilare il trauma fino alla scomparsa dei sintomi.

IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

Il Disturbo ossessivo compulsivo (altrimenti detto DOC) si manifesta con la presenza di ossessioni che possono essere pensieri, impulsi o immagini a carattere intrusivo e ripetitivo che si insinuano nella mente; sono pensieri incontrollabili, che la persona non riesce a bloccare. Le ossessioni sono spesso talmente intensi e frequenti da interferire con le normali attività quotidiane. I pensieri intrusivi più frequenti hanno a che fare con la paura di contaminarsi, o con impulsi sessuali o aggressivi, oppure con la paura di problemi fisici.

La persona affetta da DOC rimane spesso imbrigliata in una serie infinita di dubbi/domande.

Le compulsioni sono invece una serie di comportamenti o azioni mentali ripetitive e chiaramente eccessive che la persona mette in atto per ridurre l’ansia causata dai pensieri ossessivi, o per scongiurare una catastrofe.

I comportamenti compulsivi agiti dal soggetto possono avere diverse funzioni:

  • Riparatoria rispetto a qualcosa di accaduto: controllare in continuazione di avere effettivamente eseguito certe azioni ad esempio tornare indietro 4 o 5 volte di seguito per verificare di avere spento la luce, chiuso il gas o i rubinetti; controllare ripetutamente di avere chiuso bene le finestre o chiuso a chiave la porta.
  • Di prevenzione: ordinare e pulire ripetutamente nello stesso giorno la casa in modo che nulla sfugga al controllo; lavarsi ripetutamente le mani o altre parti del corpo per prevenire contaminazione di vario tipo.
  • Propiziatoria affinché accada ciò che il soggetto desidera: eseguire pratiche ripetitive, alle quali il soggetto attribuisce un valore magico e protettivo, per esempio contare o toccare una certa parte del corpo più volte; ripetere dei rituali senza i quali nella persona si scatena una paura intensa.

Diversi studi hanno mostrato che le persone che soffrono di Disturbo ossessivo-compulsivo spesso si impegnano nel tentativo di sopprimere i pensieri intrusivi e che così facendo in realtà ne peggiorano la frequenza di comparsa.

Spesso queste persone riferiscono anche un grande senso di responsabilità rispetto a ciò che può succedere, il che fa aumentare in loro il bisogno di controllo e di compiere azioni di prevenzione rispetto all’accadere di situazioni di cui si attribuiscono poi la responsabilità.

Il trattamento prevede una combinazione di tecniche centrata sugli aspetti cognitivi e sugli aspetti comportamentali. Obiettivo è aiutare la persona a mettere a fuoco i circoli viziosi che si sono creati e che mantengono attivo il disturbo e aiutarlo a spezzarli introducendo nuove modalità di pensiero. 

DISTURBI D’ANSIA

L’ansia è la risposta naturale e spontanea del nostro corpo e della mente di fronte ad un segnale di pericolo e ci invita ad agire per impedirne o evitarne gli effetti dannosi. Essa è vitale e funzionale alla nostra sopravvivenza, ci permette la giusta attivazione quando dobbiamo affrontare un esame o un compito che richiede molta attenzione; i problemi sorgono nel momento in cui l’ansia scatta quando non è necessario, in situazioni che definiamo assolutamente affrontabili. È una sensazione di allarme che presenta aspetti psicologici, emotivi, somatici e comportamentali. I sintomi possono essere vari, tutti comportano un’attivazione fisiologica eccessiva e possono variare da individuo ad individuo; questa la possibile gamma: sensazione di soffocamento, sudorazione, fastidio al petto, tremori, sensazione di testa leggera, tachicardia, nausea (ed altri ancora).

A livello comportamentale l’ansia porta ad evitare situazioni o persone che riteniamo possano suscitarla, da questo consegue che il soggetto ansioso, allo scopo di prevenire l’ansia, può iniziare a limitare quanto fa; alcune persone evitano di guidare l’auto, di prendere l’ascensore, di frequentare posti affollati e così via. Questi comportamenti d’evitamento hanno come conseguenza l’aumento dell’insicurezza della persona e quindi l’aumento del numero e tipo di evitamenti che farà.

I disturbi d’ansia sono molto diffusi e studi scientifici hanno dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale è uno dei metodi più efficaci per trattarla.

ATTACCHI DI PANICO

Gli attacchi di panico sono episodi di ansia intollerabile. La persona vive un senso di apprensione e paura intenso, durante il quale la sensazione è quella di un imminente pericolo per sé.

Alcuni pazienti riferiscono che l’attacco di panico può arrivare come esito di un’escalation di ansia graduale, altri riferiscono trattarsi di un fulmine a ciel sereno. È questo il motivo per cui le persone ne sono tanto spaventate. In realtà, l’attacco di panico ha sempre un fattore scatenante, anche quando non si è in grado di riconoscerlo come tale, come si vedrà meglio in terapia.

Ecco i sintomi fisiologici più comuni: palpitazioni, tachicardia, sudorazione, da tremori fini a grandi scosse, sensazione di soffocamento, parestesie, rigidità degli arti, fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento, testa leggera o senso di svenimento, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire.

I pensieri durante un attacco di panico svolgono un ruolo centrale: la persona durante un attacco di panico teme che accadrà qualcosa di grave, per esempio, che morirà, che impazzirà, che farà una figura terribile e tali rischi sembrano così reali da “gettare” ancor più nel panico il soggetto.

Chi ha sperimentato l’attacco di panico sa ben distinguerlo da una semplice preoccupazione o ansia e spesso inizia a temerlo innescando così un processo circolare “vizioso” che ne aumenta la probabilità di comparsa. Come in altri disturbi d’ansia, la persona che soffre di attacchi di panico, a volte comincia a tentare di prevenirli evitando quelle situazioni che reputa aumentarne la probabilità di comparsa; questo innesca un altro circolo viszioso che rischia a lungo andare di limitare la persona in molte delle sue attività di vita quotidiana: luoghi di lavoro, contatti con persone, luoghi di svago, ecc.

Alcuni studi indicano che il 30% della popolazione ha sperimentato almeno un attacco di panico durante l’arco della vita (Norton, Cox e Malan, 1992)

La terapia cognitivo-comportamentale è incentrata su tutti i 4 aspetti: cognitivo (cioè i pensieri), emotivo (l’ansia, la paura, il terrore), fisiologico (comprensione di cosa succede e perché), comportamentale (analisi degli evitamenti) ed il metodo più efficace per risolvere questo stato di sofferenza.